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LA FORMICA
(ANTZ)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 31 gennaio 1999
 
di Eric Darnell, Tim Johnson (Stati Uniti, 1998)
 
Secondo film d'animazione girato interamente con il computer (nell'ambito di quel processo di "liberalizzazione" in atto nel campo succulento del cartone animato per generazioni monopolizzato dalla Disney, e del quale si diceva a proposito di MULAN e de IL PRINCIPE D'EGITTO) LA FORMICA è la storia di Z. Formica anarchica che, contrariamente alle proprie colleghe rassegnate al proprio destino operaio sogna di sposare la principessa, evadere dal formicaio alla ricerca di un mitico eldorado chiamato Insettopia; salvando, nel contempo la colonia intera dai piani paranoici del generale di turno.

Ma Z è qualcosa di diverso dell'eroe tradizionale di un'animazione cinematografica sempre più per grandi e forse ancora per piccini; e non cerca soltanto di fuggire da quell'universo angoscioso che ricorda terribilmente gli incubi di Orwell o le monumentali catene di montaggio di METROPOLIS. Z frequenta sempre di più il proprio psicanalista, lamenta una cronica mancanza d'affetto ("inevitabile, quando uno è il figlio di mezzo di una famiglia di cinque milioni"...), è nevrotico ma determinato, asociale ma competitivo. Insomma, proprio come un personaggio di Woody Allen; e non solo perché... doppiato da Woody Allen.

È questa infatti la seconda e principale caratteristica di un film che, più di ogni altro va assolutamente visto nella versione originale. Quella di non essere soltanto vivacizzato dalla voce di celebri attori (Sharon Stone è la principessa Bala, Sylvester Stallone il compare forzuto di Z, Gene Hackman il perverso generale Mandibola), ma di essere letteralmente costruito - quasi pensato - sulle loro caratteristiche, sugli archetipi spettacolari e psicologici da essi rappresentati nell'immaginario collettivo.

Se il film è più che godibile, lo deve a questo suo aspetto. Pure se ha i suoi limiti, perché si può discutere sulla qualità grafica di un film del quale gli specialisti lamentano la scarsa mobilità (ad esempio delle espressioni facciali) rispetto alla finezza incisiva del disegno; l'aspetto piattamente disincarnato di creature nate dalla sovrapposizione di milioni di "pixel", o ancora il disincanto (qualcuno lo definisce ormai alla Mac o alla Windows) di quei toni slavati frutto di atmosfere meramente tecnologiche.

Ma, a prescindere da considerazioni che arrischiano di farsi passatista (chi si lamenta ormai più di un documentario girato su supporto video, di una fotografia ottenuta con la stampa digitale e non grazie al processo chimico?) vince il tono di queste produzioni, nate dalla fine di un certo buonismo disneyano (o, se preferite, dell'irruzione in un universo immutabile degli utopisti alla Spielberg): più libero, dissacrante, forse più furbo, certo più moderno. La tecnica usata dagli autori de LA FORMICA (o i limiti della loro ispirazione) non permette probabilmente al film di sfruttare a fondo ogni situazione scenografica, ogni sviluppo della sceneggiatura: ma il film è spesso esilarante (i cori nel formicaio che riprendono le canzoni mitiche della musica pop contemporanea; i gesti dei personaggi, il taglio delle situazioni che rimandano a quelli dell'universo hollywoodiano) ed al tempo stesso, filosoficamente addirittura politicamente incisivo. Non è poco.


   Il film in Internet (Google)

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